"Educare alla Sessualità"
Presentazione del Libro "Educare alla sessualità" Percorsi di educazione affettiva e sessuale per persone con disabilità intellettiva nato da un progetto dell'Associazione Sesamo.
Quando gli amici dell’Associazione Sesamo mi hanno chiesto di scrivere una breve introduzione per questo libro, il mio primo pensiero è stato di profonda gratitudine per avermi offerto la possibilità di esprimere ancora una volta il grande sentimento di stima e sincero apprezzamento che provo quando penso al mondo del volontariato ed, in particolare, alle realtà che si occupano dei bisogni delle persone con disabilità.
In un periodo storico-culturale caratterizzato da un individualismo che pervade in maniera sempre più evidente la quotidianità del nostro vivere, non si può non guardare con ammirazione l’opera di quanti hanno fatto della solidarietà e dell’altruismo la propria missione mettendo queste qualità al centro dell’esperienza quotidiana con gli altri e per gli altri, meno fortunati, per tutelare la loro dignità e migliorarne la qualità di vita.
Come Amministrazione cerchiamo di farci carico nella maniera più attenta possibile dei bisogni primari delle persone con disabilità, ma è indubbio che la loro vita si svolge all’interno delle famiglie e delle Associazioni delle quali Sesamo è un esempio in tutti i sensi.
A Sesamo i ragazzi hanno modo di esprimere la loro personalità, i loro talenti sportivi, di socializzare e di crescere in un ambiente sano e fatto di amicizia. A Sesamo si sentono gratificati perché considerati non come dei disabili “tutti uguali” ma come persone, ciascuna con il proprio carattere e con il proprio modo di essere.
A Sesamo, i ragazzi e le loro famiglie, hanno anche l’occasione di affrontare temi importanti ed allo stesso tempo difficili e delicati come, appunto, quello della sessualità nei soggetti disabili.
La sessualità ed in genere i rapporti affettivi nei e tra i ragazzi disabili – ed in particolare in quelli con sindrome di Down – non sono temi da nascondere o semplicemente da evitare, ma da affrontare con serietà, serenità e competenza.
Nella mia sia pure breve frequentazione con questi ragazzi ho potuto notato che fra loro ne parlano. Il tema della sessualità è ricorrente nei discorsi tra gli adolescenti con sindrome di Down, così come in quelli di tutti gli altri loro coetanei. Anche loro hanno pulsioni sessuali e soprattutto voglia di amare, di sperimentare. Ed allora perché anzitutto non parlarne ?
Personalmente ritengo che si debba partire dal presupposto che la sessualità è una componente fondamentale per la qualità della vita di ciascun essere e che essa non possa essere negata “a priori” a nessuno. Diversamente non si farebbe altro che alimentare il senso di sofferenza già pesante nel disabile intellettivo che, come è noto, non è certo un soggetto asessuato. Posso solo immaginare il disagio e la frustrazione di un ragazzo che a causa della propria disabilità si sente discriminato anche nei rapporti affettivi con l’altro sesso. E ciò non solo dal proprio essere disabile, ma anche da barriere di ogni tipo ancor oggi presenti, di carattere sociale, culturale e a volte anche familiare ed educativo.
Già a partire dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006, ratificata dall’Italia, si riconosce invece il diritto del disabile ad una vita piena e soddisfacente ed alla sua “salute sessuale”. Se dunque è riconosciuto il diritto del disabile a vivere una vita comprensiva della sfera sessuale, esiste di contro il dovere delle istituzioni e di chi in genere si occupa di disabilità, di attuare concreti interventi per garantire e sostenere la possibilità di una effettiva vita affettiva e sessuale del disabile, a partire da una idonea e mirata attività di educazione sessuale.
Evidentemente, però, parlare di diritto alla sessualità nei soggetti con disabilità intellettiva, non è fatto che può essere banalizzato con un atteggiamento ossessivo di difesa ad oltranza e tanto meno generalizzato a prescindere dal tipo e dal grado di disabilità e soprattutto dalla “persona” che si ha davanti.
Penso dunque che questo libro sia un valido strumento per meglio comprendere un problema difficile ma reale e per offrire se non soluzioni, quanto meno validi approcci metodologici.
Nel concludere, rinnovo il mio più sentito ringraziamento a Sesamo non solo per quanto ogni giorno fa in favore di molti ragazzi disabili e delle loro famiglie, ma anche per aver voluto affrontare con il giusto approccio un tema non certo dei più semplici.
Pietro Romano - Sindaco di Rho